Ciro Pignatelli
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La mia vita è divisa in tre tempi... Il primo tempo è quello in cui io nasco (il 15 marzo del 1974), cresco, vado a scuola... Si svolge tutto a Francavilla Fontana, un’animata cittadina pugliese in provincia di Brindisi, con alcune decine di migliaia di abitanti. A scuola elementare ho avuto la grande fortuna di avere una Maestra veramente in gamba, a cui, anche dopo tanto tempo, spesso mi capita di rivolgere un pensiero, un ricordo... Di lei, a distanza di anni, ho apprezzato il fatto che non facesse soltanto scuola “tradizionale”, limitandosi a seguire pedissequamente (eh, ma che parolona!) il programma ministeriale, ma operava anche in un altro ambito, forse ben più importante del primo: cercava di tirar fuori da ognuno di noi tutto ciò che di creativo riusciva a trovare; scavando nelle nostre parole, nei nostri caratteri, nei nostri comportamenti. E così, senza che neppure l’ostetrica che mi ha tirato fuori dalla pancia di mia madre potesse immaginarlo, di me è venuto fuori che sapevo scrivere bene, comporre piccole e semplici poesie, racconti spassosi, sapevo cantare, suonare la musica, sapevo recitare e, addirittura, sapevo imitare personaggi famosi. E oltretutto – questo è veramente pazzesco! -, nel fare tutte queste cose, riuscivo a metterci quel pizzico di umorismo che faceva ridere i “grandi”. Insomma, a quell’età, io, più che di due genitori, avrei avuto bisogno di un manager! Dopo le scuole dell’obbligo ho conseguito la maturità Tecnico-Commerciale, ciò che comunemente chiamiamo Diploma di Ragioniere. Gli anni di Ragioneria sono stati, ovviamente, indimenticabili. Tanto, tanto, tantissimo divertimento con i compagni di classe, al limite del voto di insufficienza in condotta! Di “casino” ne facevamo e ne facevamo veramente tanto! Ho scelto la Ragioneria... un po’ perché sono sempre stato affascinato dal grande mito di Fantozzi, Ragionier Ugo, e volevo diventarlo anch’io; un po’ perché tutti i miei migliori compagni delle scuole medie l’avrebbero frequentata ed io non potevo allontanarmi da loro, senza rischiare di cadere in una forma di depressione infantile post-medie; un po’, diciamolo, per tradizione familiare. Ma io del Ragioniere, a parte una consolidata attitudine ad affrontare molti discorsi con pura logica pragmatico-ragionieristica, non ho mai avuto nulla a che fare: ho sempre trovato la materia molto arida e noiosa. Un anno me la sono perfino portata a settembre! La mia inclinazione si è rivelata essere quella per il Diritto. Un fantastico Professore di Diritto non ha fatto altro che condire quella mia attitudine con vero e proprio entusiasmo per la materia. Dunque, armato di tanta buona volontà e desiderio di diventare un importante Magistrato in prima linea nella lotta contro la grande criminalità, mi sono iscritto a Giurisprudenza, presso la Facoltà degli studi di Bari. Non ho mai frequentato le lezioni, però. E dopo un breve, davvero brevissimo percorso che mi stava dando anche delle importanti soddisfazioni, c’è stato un blocco, un periodo di stallo, un calo di pressione degli pneumatici che nessun gommista della zona riusciva a ripristinare. Diciamo che, “improvvisamente” non ero più tranquillo nell’ambiente in cui vivevo e ciò si ripercuoteva inevitabilmente sull’impegno nello studio. Qualcuno dice: “il tempo è tirocinio”, ma, soprattutto, siamo tutti d’accordo, il tempo è tiranno! E mentre trascorre, anche se spesso non ce ne accorgiamo, qualcosa sta cambiando: in noi, nella nostra vita, nelle persone che ci circondano, anche nella composizione dell’aria che respiriamo. E mentre il tempo, inesorabilmente scorreva, finisce il primo tempo della mia vita. Durante l’intervallo fra il primo e il secondo tempo avviene qualcosa che ormai non facevo altro che aspettare con consapevolezza e rassegnazione: un bel giorno trovo nella cassettina della posta la cartolina del distretto militare di Lecce... Destinazione: un piccolo paesino di collina nelle Marche, Montegiorgio. Avevo fatto domanda per prestare servizio sostitutivo civile, come Obiettore di Coscienza, e fin qui tutto a posto. Quello che, francamente, non soltanto io, ma tutta la famiglia non si aspettava era che mi avessero “sbattuto” a circa 600 chilometri da casa! “Ma gli obiettori di coscienza non fanno servizio sotto casa!” fu la mia premurosa domanda per telefono. “Chi l’ha detto?” fu la secca e “militare” risposta dell’operatore telefonico del Distretto. “Ma lo fanno tutti sotto casa!”, “Tutti chi?”, “Tutti... i miei amici, tanti ragazzi che conosco.”, “Beh, meglio per loro.”, “Va beh, ma io?”, “Eh, a te è andata male!”, “Ma porca...” Molta titubanza, molto sconcerto, ma niente e, soprattutto, nessuno potevano evitarmi quel viaggio: feci le mie valigie e presi il treno. E’ stato un periodo molto difficile all’inizio, in cui molte volte mi è balenata l’idea di chiedere un avvicinamento a casa, che, in ogni caso, non era facile da ottenere. Poi, piano piano, mi sono ambientato e ho scoperto che, in fin dei conti, lì non mi trovavo poi così tanto male; anzi. Ho trovato molte persone che mi hanno accolto con affetto ed ospitalità per “lo straniero”; anzi: per “il brindisino”. Sono stato assegnato ai servizi sociali di quel Comune e, ben presto, mi sono ritrovato a stare a contatto con gli anziani della Casa di Riposo, con i quali ho instaurato, sin dall’inizio, un bellissimo rapporto. Avevano un enorme bisogno di una vicinanza affettiva, di qualcuno che li facesse parlare, ridere, che li facesse distrarre dalla monotonia di quelle giornate sempre uguali. Ed io, con il mio mantello e la mia tuta con la O di Obiettore stampata sul petto, ero pronto a venire in soccorso delle loro piatte vite. Barzellette, racconti divertenti, chiacchierate di ore e ore, risate, passeggiate (che soprattutto quelli con la carrozzina gradivano molto) e... il risultato era che ogni volta che mi vedevano, nei loro occhi si accendeva una luce che per tanti anni era rimasta una flebile fiaccolina. Io ho dato molto a loro, tantissimo. E, altrettanto, ho ricevuto da loro, imparando grandi cose... Ho imparato a mettermi a disposizione degli altri. E ho imparato che... non c’è guadagno migliore di un sorriso ricavato dal volto di chi, in quel momento, ha proprio bisogno di te!!! E’ stato anche bellissimo il rapporto che si è instaurato con coloro che ho sempre chiamato “le donne” della Casa di Riposo, vale a dire: quelle brave e simpatiche signore che prestavano il loro servizio nella struttura. Quella cartolina del Distretto militare mi ha cambiato la vita; perché poi, alla fine, io, nelle Marche, ci sono rimasto! Ho iniziato a lavorare in un’Azienda che opera, su scala mondiale, nel settore dei casalinghi in filo di ferro plastificato. Un modesto impiego come lavoratore dipendente, eh, niente di più... Ciò che basta, come si suol dire, “per campare”. Ma... basta veramente per campare? Nell’ambito lavorativo ho anche maturato l’esperienza del rappresentante dei Lavoratori, democraticamente eletto, che ho fatto per ben 7 anni. Poi, la crisi del settimo anno mi ha indotto a prendermi una pausa... Ma, prima ancora di trovare lavoro, avevo già conosciuto quella che sarebbe diventata la mia attuale compagna, Viviana, con la quale avremmo avuto, qualche anno più tardi, il primo e poi il secondo figlio. Li ho chiamati Tomas (nato nel 2008) e Nico (nato nel 2012). Perché? Semplicemente perché sono affascinato da quel personaggio, straordinario, che è il Commissario Nico Giraldi, interpretato magistralmente da Tomàs Milìan. E vorrei che i miei figli dimostrassero, nella vita, il suo coraggio, la sua intraprendenza, il suo desiderio di combattere il marciume che si ristagna nella Società e nelle Istituzioni. Un personaggio che ci ha regalato dei film bellissimi che rivedo tutte le volte che vengono trasmessi in tv. Amo i miei figli, anche se credo che si siano coalizzati contro di me per farmi morire prima del tempo! Mi fanno uscire matto! Forse vogliono soltanto farmi fuori per entrare in possesso di un’eredità che, loro non sanno, non esiste! Ed io, con loro, ho scoperto amaramente di non avere assolutamente il dono della pazienza. Non è che ne ho poca, attenzione, non ne ho affatto! Nessuna traccia di essa nel mio DNA. E con la mancanza di pazienza, dovrei elencare anche i miei numerosi difetti, ma la lista è troppo lunga per farvi rimanere svegli... Sono sempre stato attento alla Politica. Sono uno di quelli che lamentano il dolore di quelle ferite che una gestione malsana della Cosa Pubblica, troppo lontana dai bisogni del Cittadino, continua ad infierire sulla nostra pelle; dolore che, ormai, non si sente più soltanto sulla pelle, ma è penetrato anche nelle ossa. Ritengo che una Società che si rispetti non può abbandonare i più deboli al loro destino. Non può farlo! E, soprattutto, vorrei che la Politica, prima o poi, iniziasse ad occuparsi dei Cittadini, e non sempre e soltanto a sé stessa, preoccupandosi solo di studiare, volta per volta, le condizioni migliori e le strategie per continuare a restare al potere; a prescindere da ciò che si faccia (poco o nulla) per quei poveri disgraziati che, con il proprio voto, ogni volta, si aspettano quel cambiamento che, puntualmente, non si verifica. Io mi reputo una persona semplice, che cerca di fornire argomentazioni semplici alle proprie teorie e odio, lo giuro, quei ragionamenti complicati, talvolta astratti, che servono soltanto a farti alzare le spalle e riconoscere: “Purtroppo, le cose vanno così, sono sempre andate così e non si può fare niente...” No, cavolo, un’altra via ci deve essere! Vorrei avere dei super poteri, come i super eroi dei miei film preferiti, per cercare di fare qualcosa per cambiare il Mondo. Vorrei farlo, ma non so da che parte iniziare e con quali strumenti. Forse, davvero, è tutta una questione di super poteri che non ho? Mi piace leggere, scrivere (è necessario sottolinearlo?) e vedere i film! Un film ha la capacità di prelevarti per qualche attimo dal mondo reale ed immergerti in situazioni e scenari che, normalmente, non ti capitano. A cavallo fra il primo e il secondo tempo, ho fatto diverse cose con contenuto artistico. Ho scritto qualche racconto, qualche romanzetto soft; ho composto alcune canzoni, sia nel testo che nelle musiche. Mi piace tantissimo arrangiare un brano musicale, orchestrarlo. E’ una cosa che mi dà delle emozioni pazzesche. Aggiungere uno strumento alla volta, per sentire la musica crescere di contenuto ed intensità. Pazzesco! Ho partecipato a diversi concorsi canori, alcune trasmissioni televisive musicali, senza, però, un vero sbocco professionale. Tutti i miei lavori, si può dire, non hanno visto la luce del sole, rimanendo assolutamente inediti. “Gli occhi di Dio” è la prima vera opera letteraria che presento al pubblico. E ci tengo che la leggano il maggior numero di persone. L’argomento trattato, dal mio punto di vista, è veramente interessante e coinvolgente! Ma, come si suol dire, “ogni scarrafone è bello ‘a mamma soia”; in questo caso, “’a papà soia”. Posso dire che, ogni volta che rileggo qualche passaggio essenziale di quel libro, continuo ad emozionarmi, a commuovermi, a sognare... Credo che sia una trama molto originale ed avvincente! Ecco, l’ho detto! Ieri, proprio ieri, si è concluso il secondo tempo della mia vita! Una piccola pausa di riflessione e poi si ricomincia a giocare. Il terzo tempo? Un attimo, lo sto scrivendo...